Mamme che pensano solo ai figli: come riconoscere depressione e perdita di identità

La fragilità è normale, in maternità ed entro i 40 giorni dal parto, ma alcuni segnali sono chiari indicatori di un malessere profondo che non va sottovalutato. Assieme a una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale abbiamo strutturato una guida al maternity blues rivolta alle neomamme – perché accettino consigli senza sensi di colpa – ma anche a tutti coloro che sono loro accanto.

La gravidanza e il parto rappresentano qualcosa di meraviglioso, miracoloso, eccezionale. Nonostante il dolore, nonostante la fatica, nonostante tutto. Eppure, la nascita di un bambino può portare con sé difficoltà enormi per la donna, solo che troppo spesso si tende a minimizzare le proprie angosce e a sottovalutare le conseguenze del proprio stato d’animo. È così che fenomeni come la depressione in gravidanza, il maternity blues e la depressione post partum prendono piede e rischiano di provocare ripercussioni anche sui figli. Ci sono però dei segnali attraverso i quali si può avere la percezione di essere sfiorate o avvolte da questo vortice, segnali che possono notare le mamme o chi sta loro accanto. Da questi segnali si può chiedere aiuto e trovare la propria strada per uscire dal tunnel. Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Veronica Simeone, curatrice del sito Mamma e Psicologia, presidentessa dell’Associazione progetto Ilizia e autrice della prefazione del libro “Mamme Sottosopra”, che racconta le esperienze di  alcune mamme che sono riuscite a sconfiggere questo male.
 
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https://d.repubblica.it/life/2018/02/28/news/maternity_blues_come_curare_depressione_post_partum_mamme_che_pensano_solo_ai_figli-3871442/?refresh_ce