Mamme che pensano solo ai figli: come riconoscere depressione e perdita di identità
La fragilità è normale, in maternità ed entro i 40 giorni dal parto, ma alcuni segnali sono chiari indicatori di un malessere profondo che non va sottovalutato. Assieme a una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale abbiamo strutturato una guida al maternity blues rivolta alle neomamme – perché accettino consigli senza sensi di colpa – ma anche a tutti coloro che sono loro accanto.
La
gravidanza e il parto rappresentano qualcosa di meraviglioso,
miracoloso, eccezionale. Nonostante il dolore, nonostante la fatica,
nonostante tutto. Eppure, la nascita di un bambino può portare con sé
difficoltà enormi per la donna, solo che troppo spesso si tende a
minimizzare le proprie angosce e a sottovalutare le conseguenze del
proprio stato d’animo. È così che fenomeni come la depressione in
gravidanza, il maternity blues e la depressione post partum prendono
piede e rischiano di provocare ripercussioni anche sui figli. Ci sono
però dei segnali attraverso i quali si può avere la percezione di essere
sfiorate o avvolte da questo vortice, segnali che possono notare le
mamme o chi sta loro accanto. Da questi segnali si può chiedere aiuto e
trovare la propria strada per uscire dal tunnel. Ne abbiamo parlato con
la psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Veronica Simeone, curatrice
del sito Mamma e Psicologia, presidentessa dell’Associazione progetto
Ilizia e autrice della prefazione del libro “Mamme Sottosopra”, che
racconta le esperienze di alcune mamme che sono riuscite a sconfiggere
questo male.
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